CHIESA DI SANTO STEFANO
Sorge alla sommità del paese, ben visibile dalla pianura, tra la Rocca dei Bentivoglio e la torre dell'orologio, all'interno della cerchia delle mura bentivolesche. La prima menzione di un edificio di culto dedicato a Santo Stefano è contenuta in un documento del 789, che nomina una terra sancti Stephani cum cappella in ipsius honore constructa e viene normalmente riferito a Bazzano.
La dedica a Santo Stefano potrebbe far pensare a un'origine bizantina del primitivo edificio, forse connesso alla presenza di una struttura difensiva di confine; può altresì essere collegata all'importanza del complesso di Santo Stefano a Bologna. Quello che è certo, fin dalle più antiche attestazioni (X secolo) del castello (castrum) di Bazzano la chiesa appare strettamente legata ad esso ed agli eventi militari con cui Bologna e Modena se ne contendevano il possesso. Originariamente sotto la giurisdizione vescovile (e poi comunale) di Modena, Bazzano fu infatti assegnata a Bologna una prima volta nel 1204 e – dopo quasi due secoli di alterne vicende – rimase definitivamente bolognese nel 1398, per decisione di Bonifacio IX.
In un momento imprecisato, probabilmente tra XIII e XIV secolo, la chiesa assunse un aspetto romanico, testimoniato da un semicapitello frammentario in arenaria, decorato con un rosone a sette petali e forme gigliate.
L'edificio aveva all'epoca una sola navata (contro le tre attuali) e l'abside sorgeva ad est. Inizialmente, almeno dal 1155, la chiesa di Bazzano appartenne alla pieve di Monteveglio; a cavallo tra XIV e XV secolo passò sotto la pieve di Sant'Andrea in Corneliano (l'attuale Montebudello); con il progressivo aumentare dell'importanza del paese fu eretta in pieve autonoma nel 1573, avendo alle dipendenze le parrocchie di Crespellano, Pragatto, Oliveto, Montemaggiore e Montebudello. Tra il XVI e il XVII secolo, in relazione alla risistemazione dell'area della Rocca, la chiesa assunse l'attuale orientamento, con l'abside verso ovest e l'ingresso ad est.
Da allora essa subì numerosi rifacimenti, l'ultimo dei quali successivo ai gravi bombardamenti dell'autunno 1944. L'attuale, essenziale facciata, risalente al restauro del 1945, richiama in qualche modo, in particolare nelle semicolonne con capitelli e nel rosone, il presunto aspetto dell'antica chiesa romanica. Il campanile risale invece al XVIII secolo.
All'interno della chiesa sono conservate interessanti opere pittoriche e scultoree. Spicca nell'abside il Santo Stefano di Simone Cantarini, allievo di Guido Reni (una voce quasi certamente infondata vuole che il viso del santo sia stato realizzato dal maestro). Nella I cappella della navata sinistra (ov'è il fonte battesimale, non più in uso), SS. Trinità di Gaetano Gandolfi. Nella II cappella (C. del Rosario) è conservata la statua di cartapesta della Madonna incoronata (detta anche della Pace, v. foto), venerata nella festa della Terza domenica d'aprile. Sul fondo della navata sinistra vi è un dipinto, recentemente restaurato, raffigurante Santa Lucia.
Nella prima cappella della navata destra sono conservati un antico Crocifisso e la statua di San Luigi Gonzaga, che in passato veniva portata in processione nel giorno della festa del Santo. Nella seconda cappella è il Transito di San Giuseppe, mentre nel fondo della navata è posto il quadro Gesù Bambino appare a S. Antonio da Padova. Un cenno va fatto anche alle sculture del presbiterio.
SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL CARMINE (detta della Sabbionara)
Sorge lungo la strada per Castelfranco, d'antica origine. Risale a prima del 1576 - è quindi più antico dell'oratorio di piazza - e venne dedicato alla Beata Vergine delle Grazie. Nel 1630 venne restaurato da 16 famiglie bazzanesi come ringraziamento per la fine della peste; forse in quell'occasione l’edificio venne ingrandito e fu costruito un portico antistante la facciata.
Nel 1632 vi fu introdotto il culto della Madonna del Carmine, curato dall'omonima confraternita. Il portico fu eliminato da un successivo intervento, che probabilmente portò la facciata ad assumere le attuali fattezze neoclassiche. Sul retro si può osservare un semplice campaniletto.
Nell'interno le decorazioni floreali e allegoriche delle pareti e del soffitto, con effetti illusionistici ed un aspetto d'insieme piuttosto chiassoso, si devono a Pio Passuti. Il bel quadro della Madonna col Bambino, probabilmente di Malatesta, raffigurante la Madonna delle Grazie (riconoscibile dalla mano aperta benignamente verso il popolo nell'atto del dare) è stato trafugato da alcuni decenni. Attualmente, quindi, è una riproduzione fotografica che viene portata in processione durante le Rogazioni. Ai lati,San Sebastiano e San Rocco, di buona fattura, probabilmente riferibili sempre alla fine della peste del 1630.
Altri edifici religiosi
Oratorio della Madonna della Neve (oratorio di Villa del Gandolfo)
Originariamente costruito nel 1850 come corpo di fabbrica collegato alla villa, attualmente è invece un edificio a sé stante. Ha piccole dimensioni, pianta rettangolare e tetto a doppio spiovente. All'interno, pala d'altare del XVIII secolo (Madonna col Bambino e San Francesco, San Domenico e Sant'Emidio) e volta a botte con affresco. Un tempo nella ricorrenza avveniva una festa.
Oratorio della Natività e di Santa Giustina (oratorio di Villa Tanari).
Fu probabilmente realizzato dal celebre architetto Angelo Venturoli, cui si deve il completo restauro di Villa Tanari tra XVII e XVIII secolo. È adiacente alla villa, con ingresso indipendente. Ha pianta rettangolare e ricca decorazione pittorica a quadrature di Pietro Fancelli e Antonio Basoli. Il dipinto sull'altare (Madonna con Santa Giustina, angelo custode e fanciullo) è di Gaetano Gandolfi: il padre di Gandolfi era fattore di campagna nella tenuta dei Tanari alla Ca' Rossa
Oratorio della Beata Vergine di Loreto
Posto in Via Muzza Spadetta, lungo il corso della Muzza, è poco frequentato e versa in stato di relativo abbandono. Molto piccolo, a pianta rettangolare e tetto a doppio spiovente. Forse già citato in un documento del 1685.
Oratorio di San Francesco
Costruito nel fondo omonimo, nei pressi del confine con Monteveglio, nei primi anni Ottanta in memoria di Ennio Scalabrini e di Don Dossetti, che abitò nell'area per alcuni anni. Ha impianto moderno, pianta rettangolare e tetto a doppio spiovente. Sulla facciata bassorilievo in terracotta acroma (San Francesco); nell'essenziale interno, all'altare,Crocifissione composta da tre dipinti su tavola. E' stato gravemente danneggiato da una frana nella primavera del 2004.
Cappella della Madonna del Rivellino e Via Crucis
La cappella è situata nell'area della Rocca, tra i due archi della salita del Rivellino. Risale al primo Ottocento e fu restaurata nel 1915. Vi è collocata un'immagine della Madonna col Bambino. Nel XX sec. vi fu affiancata la Via Crucis composta da 14 severi e semplici crocifissi lignei su basamento di pietra, che hanno subito negli anni alcuni episodi di profanazione.